Accoglienza
Le giovani ospiti di O Viveiro provengono tutte da differenti distretti della Provincia di Tete (Cahora Bassa, Tete-Matundo e Matema-Mutarara).
Arrivano a noi su segnalazione della parrocchia locale, di religiose e sacerdoti di Tete o dalla cittadina di Songo, poco distante, dei servizi sociali, del tam tam tam del bisogno. I sacerdoti o le religiose compiono, in genere, la prima fase dell’accoglienza dietro una richiesta specifica da parte di famiglie in situazione di particolare povertà, o in cui sono venuti a mancare uno o entrambi i genitori. Quando la richiesta di accoglienza delle bambine o ragazzine viene dai servizi sociali dona Lúcia si reca con il responsabile dei servizi stessi presso la famiglia della bambina alla quale prospetta da possibilità che la piccola possa fare il suo ingresso al Centro. Quasi sempre l’offerta viene accolta con favore dalla famiglia e, come è naturale, in modo a volte più dubbioso dalla bambina interessata. Ci sono casi, invece, in cui, si direbbe per destino provvidenziale, ragazzine, come Melita o Amina, sono arrivate a Chitima e al Viveiro in fuga da situazioni scabrose. I rapporti con le famiglie vengono tenuti in modo costante anche perché, salvo casi in cui è decisamente sconsigliabile, durante le vacanze scolastiche le ragazzine vi fanno rientro. Non sempre questi periodi di vacanza hanno un esito positivo perché a volte le famiglie non si curano delle ragazzine le quali si ritrovano abbandonate a loro stesse in ambienti sociali degradati a rischio di nuove contaminazioni, oppure cercano trattenerle stimando che abbiano studiato abbastanza per poter già essere forza lavoro a disposizione. Ma ci sono casi in cui le relazioni con la famiglia sono eccellenti e la collaborazione dà ottimi frutti.
Ospitiamo in totale una ventina di bambine e ragazze presso le case del Centro: quando le più grandi partono per frequentare le scuole professionali o l’università si aprono i posti per nuove ospiti. Le bambine, le ragazze e chi le guida formano una piccola comunità unita e solidale in cui ci si arricchisce a vicenda. Ognuno è coinvolto e partecipe nella vita della comunità: come in una grande famiglia, fin da piccole le bambine imparano a gestire dei piccoli compiti e responsabilità per il bene dell’intera collettività.
Ogni ragazza è stimolata a interrogarsi sul suo futuro, i suoi progetti di vita e gli strumenti che le possono servire per realizzarli.
Le ospiti, piccole e grandi, sono quotidianamente seguite da una assistente domiciliare e dalla responsabile, dona Lúcia, e possono contare sulla collaborazione di alcuni loro professori che si recano spesso al Centro e impartiscono loro corsi particolari.
All’arrivo, la prima cosa è imparare il portoghese. Infatti, benché nella scuola la lingua usata dagli insegnanti sia questa, al loro arrivo le ragazzine hanno sempre difficoltà ad abbandonare la lingua locale e a servirsi del portoghese anche nelle conversazioni fra di loro. Winai, per esempio, che ora è un’ottima allieva, all’inizio si era tanto scoraggiata da voler tornare in famiglia, presso una zia, proprio per la difficoltà a parlare solo in portoghese. Per fortuna ci ha ripensato!
La condivisione della stanza per loro non è un problema, anzi, amano le loro stanze con i letti a castello, tanto è vero che abbiamo ritenuto non necessario costruire più case per alloggiarle e ci siamo limitati a due, una per le piccole e una per le grandi. Per ognuna delle due case è incaricata una delle ragazze di fare da responsabile e vegliare a che l’ordine sia mantenuto e che a dona Acacia, la cuoca e incaricata delle pulizie, non venga mai meno un po' di aiuto.
Il modello del nostro Centro, in realtà, è quello della casa-famiglia per cui, nel corso della loro permanenza, ogni problema viene risolto… in famiglia. Come ovunque, si creano fra le bambine e le ragazze legami particolari per età o per affinità di carattere o per provenienza quando non ci siano già legami familiari: non poche fra loro, infatti, sono sorelle. Negli anni si crea sempre maggiore confidenza con il Signor Tomé, un avô, un nonno, saggio e comprensivo e con avó Lúcia, più severa ed esigente, ma pronta a condividere tutto con le bambine preoccupazioni per la loro salute e anche manifestazioni sportive, ballo, gioco e risate. Particolarmente indicativa di questo senso di famiglia è la partecipazione di tutte nei momenti difficili che riguardano la salute di una di loro: l’operazione al cuore di Liliana, l’applicazione della protesi alla gamba di Rosa, le cure per Lucinha che soffriva di attacchi di tipo epilettico e i problemi cardiologici di Airine sono stati seguiti dalle loro compagne con trepidazione e preghiere quotidiane.