Perché le bambine?
Il nostro motto ha origine da un proverbio africano che ha avuto larga circolazione ed è stato rilanciato anche da istituzioni internazionali che si occupano di educazione e di aiuto ai paesi più poveri. Possiamo dire che questo sia il vero cuore del progetto di O Viveiro.
Ci si può chiedere il perché di una scelta che sembra sottendere una discriminazione - inusuale, peraltro - nei confronti dei bambini maschi, e, dunque, come tutte le discriminazioni, ingiusta. La ragione tuttavia, c’è e ha forti motivazioni. La prima è che un progetto educativo centrato sulle bambine tende a scongiurare il terribile abuso dei matrimoni precoci. Questa è una pratica abituale in un paese dove spesso è difficile procurarsi la sussistenza per i tanti figli e dove l’acquisto di due braccia in più – del marito o compagno della sposa bambina – possono essere fondamentali per assicurarsi la pura sopravvivenza. L’educazione – di base, sanitaria, morale – l’accompagnamento (e l’integrazione) all’istruzione scolastica pubblica, di solito molto carente, sono elementi che ritardano matrimoni e convivenze fino ad un’età ragionevole, aiutando inoltre le ragazze a sviluppare doti e capacità secondo il loro naturale itinerario di crescita fisico e mentale.
É poi evidente che un’istruzione più approfondita aiuta le bambine, le ragazze, a fare scelte più consapevoli e a esplorare e vagliare le opportunità a loro più consone per un futuro lavorativo, lì dove il problema del lavoro è drammatico. Una bambina educata e una ragazza che abbia portato a termine il corso di studi superiori avrà la possibilità di trovare un lavoro e di essere il perno ‘solido’ della famiglia che prima o poi costruirà. Nella fase di transizione che il Mozambico sta attraversando, dalle comunità di villaggio all'inurbamento, la stabilità dei nuclei familiari è estremamente fragile. Per questo il ruolo della donna è cruciale: per assicurare continuità educativa, di cura e di assistenza ai bambini che nasceranno, senza dover dipendere totalmente dalla necessità di affidarsi ad un compagno purchessia, che, in caso di precedente abbandono, la prenda a tutela e le consenta di sopravvivere. La prima forma di educazione, si sa, è trasmessa dalla madre, che la trasmetterà a tutti i figli, femmine o maschi che siano. Così, pensiamo, una bambina, e poi una donna che ha ricevuto una educazione, che è in grado di pensare criticamente, saprà prendere in carico sé stessa e offrire alla sua famiglia una vita migliore, opporsi all’oppressione, arricchire la sua comunità, ispirare gli altri.
Per tutto questo, crediamo nel valore dell’istruzione come strumento fondamentale di emancipazione e crescita non solo per le bambine, ma per tutti, di riduzione della povertà e delle disparità, di consapevolezza e progettualità, di promozione per una partecipazione attiva e consapevole alla vita della società. E, per questo, pensiamo che sia giusto cominciare dalle bambine.
Forti di questa convinzione, abbiamo deciso di iniziare puntando su un piccolo numero di bambine (20) a Chitima, in provincia di Tete, nel distretto di Cahora Bassa, una delle regioni più povere del Mozambico, una nazione ancora in via di sviluppo. Anche qui, come in molte altre parti del mondo, le bambine che vivono nelle zone rurali o in situazioni di estrema povertà sono le prime a non frequentare la scuola, anche se la Costituzione prevede che l’accesso all’istruzione è un diritto e un dovere di ogni cittadino: nonostante il tasso di iscrizione scolastica primaria sia notevolmente aumentato in Mozambico negli ultimi anni, ancora nel 2017 due bambini su dieci non frequentavano la scuola primaria.
La maggior parte delle bambine e ragazze che il Centro O Viveiro ospita sono orfane di uno o entrambi i genitori e provengono da situazioni di grande precarietà e disagio economico. Poterle far crescere nel Centro vuol dire sottrarle alla miseria, alla necessità di lavorare, alla probabilità di essere coinvolte in matrimoni precoci. Ma, soprattutto, vuol dire permettere loro di frequentare la scuola, di essere immerse in un più largo contesto educativo e formativo. Ci auguriamo che, nel periodo di vita al Centro, possano tutte crescere in consapevolezza, esplorare idee nuove, confrontarsi con gli altri esercitando la fantasia e la riflessione, aprire nuovi orizzonti di pensiero, acquisire gli strumenti che permettano loro di essere buone cittadine del mondo e della loro comunità.
Per approfondire:
https://en.unesco.org/education/girls-women-rights/120
http://www.ibe.unesco.org/fileadmin/user_upload/Publications/WDE/2010/pdf-versions/Mozambique.pdf
https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000369000